Anne e Margot: due anime un unico immutabile destino…

Sapete chi sono queste due tenere bimbe prese di spalle?
Sono Anne e Margot Frank!
Sono in riva al mare, sulla battigia e guardano lontano…
Il padre, Otto Frank, appassionato di fotografia, fa questo scatto da dietro.

Il costume identico diventa un destino immutabilmente uguale.
Tutto deve ancora accadere…
E a noi, che assieme a loro guardiamo l’orizzonte infinito, viene una specie di magone…

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BRIGERTON: UNA STORYLINE CONVINCENTE

Bridgerton è la serie tv Netflix tratta dalla saga dei romanzi di Julia Quinn. E’ una serie in costume, composta da 8 episodi e con costruzioni narrative complesse con le quali affronta tematiche profonde come la femminilità, il suo essere nel mondo, il rapporto uomo/donna, il sesso e le gioie (?) coniugali. Racconto delizioso e ben scritto, una narrazione ben ritmata e divertente capace di non annoiare che intreccia amore, intrighi, segreti dell’alta società londinese.

Siamo a inizio 1800, nell’età dell’oro, sotto il regno di Giorgio III in cui l’Alta Società inglese è un mondo lezioso fondato su pranzi, concerti, sontuose scene di ballo e eventi di facciata e soprattutto matrimoni. L’obiettivo finale di ogni singolo componente della borghesia inglese è, infatti, il matrimonio, unione in genere di convenienza. Protagonista dunque è l’alta società londinese con tutte le sue luci e le sue ombre che nel periodo più atteso dell’anno, detto la “stagione”, può esibire il suo sfarzo più sfrenato e osservare come avvoltoi voraci l’ormai usuale “rito di accoppiamento”, fatto di feste, abiti e balli, all’insegna dell’etichetta e del buon costume. La prova che consacrerà una sola fanciulla, che verrà eletta reginetta della stagione e, quindi, il trofeo più ambito e desiderabile dell’anno, è la sfilata davanti alla regina Carlotta. Soltanto la dama più elegante, delicata e graziosa riceverà la benedizione della regnante. In questa 1^ serie lo sguardo si concentra su Daphne (Phoebe Dynevor,) la figlia femmina più grande della famiglia Bridgerton, pronta a debuttare in società. È luminosa, elegante, il suo portamento è impeccabile. “Impeccabile” è per la regina Carlotta, che la acclama la fanciulla più desiderabile di tutta Londra. Il tutto è reso ancor più stuzzicante dalla penna taglientissima della misteriosa Lady Whistledown, un’anonima scrittrice satirica che mette in scena un Gossip Girl ottocentesco sul suo pamphlet con tutti i pettegolezzi, le dicerie e i segreti più intimi dell’aristocrazia, condizionando l’opinione pubblica e dettando le regole della società stessa.
Daphne è bellissima, un diamante, così viene definita dalla Regina e da Lady Whistledown, tuttavia nessun corteggiatore pare essere interessato a lei. La giovane è piena di speranze, lei non vuole un matrimonio vuoto d’amore, non ha bisogno di sposare un uomo a caso, lei vuole innamorarsi, come era accaduto alla madre e al padre defunto e, così, per accrescere l’interesse degli altri giovani, si accorda con Simon Basset (Regé-Jean Page), affascinante e tenebroso Duca di Hastings che non vuole sposarsi e neppure avere figli. I due fingono di fidanzarsi per poi innamorarsi davvero.

La storia narrata è ricca di colpi di scena, piena di sfumature e di risvolti impensabili che ne trasformano persino i toni del racconto. Nulla è scontato, anzi. La serie, nei suoi primi episodi, prende le tinte di una mondana fiaba sentimentale in cui, in apparenza, tutti i pezzi sono assolutamente al loro posto: due protagonisti che si amano, ma non vogliono ammetterlo, un gioco di punzecchi e rincorse l’un l’altro prima di arrivare al coronamento finale, personaggi di contorno che vogliono aiutare oppure ostacolare la tempesta d’amore che investe i due giovani. Tuttavia, proprio quando la narrazione raggiunge il suo climax, i toni mutano, la scrittura si fa più tragica, affiora la vera natura di alcuni personaggi, spuntano nuovi colpi di scena e qualche tocco d’introspezione ben collocato. Ed è da questo momento in poi che Bridgerton si trasforma in un “drama” sorprendente, in una simpatica celebrazione dell’amore, delle bugie, del peso del lignaggio, dell’abbandono, della lotta di classe e del ruolo della donna in una società che vuole foggiare una femminilità che cerca in qualche modo di emanciparsi.

La serie presenta una boccata d’aria fresca che rende originale e interessante la rappresentazione di questo periodo storico perché, nonostante la storia narrata sia perfettamente adeguata agli standard del romanticismo Regency e del dramma sociale, il periodo storico che viene riprodotto presenta degli elementi bizzarri e fantastici, tra tutti spicca  la presenza delle persone nere, inserite in modo egualitario all’interno della società e a tutti i livelli della classe sociale.
Si fa un solo veloce cenno a questa diversificazione, lontana dalla vera cornice storica dell’epoca,  quando si racconta la storia della regina (nera) che rubò il cuore al re (bianco) portando meccanicamente a un riconoscimento istantaneo di tutta la comunità afro inglese. 

Casting azzeccatissimo che permette di coinvolgere lo spettatore puntata dopo puntata.

Bridgerton è una serie leggera, ma non scadente; presenta una grande cura per i dettagli, non è né volgare né di basso livello culturale, può piacere o meno. A mio modesto parere, ha raggiunto l’obiettivo che qualsiasi prodotto televisivo e cinematografico dovrebbe perseguire: intrattenere lo spettatore.

DA VEDERE: ««««¶

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Baci sotto il vischio

BACI SOTTO IL VISCHIO- ÖKSE OTU ALTINDA ÖPÜŞMEK

Un anno difficile per tutta l’umanità, quello che si sarebbe concluso nell’arco di poche settimane. La speranza di un anno nuovo, di una vita nuova era corredata dal desiderio di poter riacquisire serenità, dignità ma anche di riottenere qualcosa di importante e che da sempre si era data per scontata: la libertà di muoversi e di fare.

“La libertà!”, sospirò Greta mentre recitava dentro di sé un sermone di riflessioni. “Non c’è cosa più bella. In questo mondo ognuno ha il diritto di vivere, a pieni polmoni, ogni respiro di questa vita” e pensava a quanto gli ultimi mesi l’avessero cambiata e alla nostalgia per i suoi cari lontani parecchie migliaia di chilometri.

Il mese di dicembre stava per arrivare e Atan, vedendola giù di tono e conoscendone i motivi, ma soprattutto respirando allo stesso ritmo dei battiti del suo cuore, propose un Sushi per cena, invito accolto con la grazia che si addiceva alla giovane che col suo splendido sorriso illuminava il cuore di chi aveva la fortuna di starle accanto.

“Ho riflettuto molto in questi giorni e volevo farti una proposta”, iniziò Atan mentre gustava un Nigiri, “e, dato che quest’anno trascorreremo un Natale particolare, potremmo proporre ai tuoi di raggiungerci prima che magari ci sia un nuovo lockdown in Italia, che ne pensi?”.

Greta rifletté sulla proposta e subito sottolineò che a Istanbul la sua famiglia avrebbe dovuto alloggiare in albergo, come di consueto, e non conoscendo ancora cosa il governo turco avrebbe deciso o imposto per le festività, la loro visita sarebbe stata inutile e un vero spreco se non avessero potuto trascorrerle insieme.

“Hai pienamente ragione”, si espresse il giovane, “infatti pensavo proprio all’opportunità di trascorrere la loro permanenza qui in Turchia in tutt’altro posto e, anche se io e te avremo pochi giorni di vacanza, potremo continuare con le video lezioni on line da qualsiasi luogo”, e le fece l’occhiolino elargendo il suo sorriso addolcito dalle delicate fossette.

“E allora, dai, cosa aspetti? Dimmi qual è la tua idea!”, chiese punzecchiata.

“Quando ero piccolo, andavamo spesso in vacanza in uno chalet sulla scogliera nel Nord dell’Anatolia, nella punta più settentrionale della Turchia. Era di un mio lontano parente e so che i suoi figli lo danno ancora in affitto e…”

“E…?”, Greta domandò curiosa, mentre mangiava golosamente i suoi Sashimi.

“E io l’ho già contattato. Mi ha detto che c’è disponibilità dal 20 dicembre al 10 gennaio. Dobbiamo solo bloccare la prenotazione, altrimenti lo affitta a qualcun’altro”.

“Sei fantastico!”, Greta era entusiasta, sembrava aver riacquisito energia e vitalità, “sapevo che mi avresti supportata (e non solo sopportata!) in modo particolare in questo periodo. E’ un’idea eccezionale, ma raccontami…descrivimi il posto, così immagino già di essere là!”.

Il professore le raccontò che lo chalet era situato in prossimità di una scogliera vicino a un faro costruito nel 1863 e posto nel 42° parallelo nord. In quei luoghi dove l’atmosfera era del tutto bucolica ma a due passi dal mare, era possibile fare delle passeggiate idilliache lungo la costa e fino al faro.
Il faro di Inceburun era bianco e nelle giornate di pieno sole rifletteva l’azzurro del mare. Un località molto mediterranea ma fuori dal comune. Proprio all’interno del faro una famiglia gestiva una piccola caffetteria dove si poteva ordinare tè, caffè o ayran, latradizionale bevanda turca preparata con yogurt.

“Lì vicino si trova la città di Sinope. Si dice che gli abitanti siano i più felici della Turchia e sai perché?”, continuò senza attendere risposta, “Sinope è il luogo natale del filosofo greco Diogene, che condusse una vita semplice a contatto con la natura.”, Atan espose con fare cattedratico le sue conoscenze in merito. “Il professor Stephen Voss del Dipartimento di filosofia dell’università di Boğaziçi sostiene che lui, come gli altri abitanti della città, apprezzano ciò che hanno e sono disinteressati a ciò che invece non possiedono. Diogene scelse di vivere con niente, se non gli abiti che indossava, e ironizzava sui politici, i religiosi e su tutti quelli che, secondo lui, erano al di fuori del naturale ordine sociale.

Secondo un’antica leggenda, Alessandro il Grande andò a far visita al filosofo che trovò seduto in un luogo aperto. Gli chiese cosa volesse domandare al suo re e Diogene rispose: Potrebbe farsi da parte così da non coprire la luce del sole”.

“Wow! Davvero interessante! Potrebbero essere un modello da seguire! Che meraviglia! Prenotiamo subito, dai! Sono certa che anche i miei saranno d’accordo!”

La famiglia Durante partì in tempo dalla Sicilia per arrivare a Istanbul e pernottò all’hotel Troya dove era ormai di casa. L’indomani mattina si avviarono tutti assieme, destinazione: Sinope. La cittadina distava circa 10 ore così con un pulmino preso a noleggio da Atan si avventurarono facendo una pausa a metà strada. Arrivarono finalmente allo chalet mentre fioccava, cosa alquanto rara da quelle parti. Anna aveva parlato per buona parte del tempo raccontando eventi, aneddoti, ma soprattutto descrivendo paure e timori a causa dell’emergenza pandemia.

“Adesso siamo tutti insieme, abbiamo fatto i tamponi e siamo negativi, quindi proviamo a rilassarci”, esortò Laura.

“Concordo! Godiamoci queste festività!”, fu l’invito di Giovanni.

Scaricarono tutta la roba: spesa alimentare, addobbi natalizi e bagagli.

“Brrr! Che freddo! Accendiamo il caminetto?”, Atan si rivolse a Giovanni che lo aiutò a recuperare i ceppi accatastati nella legnaia”.

“Che posto meraviglioso, peccato sia già buio, ma domani recupereremo alzandoci presto, che ne dite?”, propose Laura che teneva stretta la mano della sorella la quale con slancio le propose di sistemare gli addobbi e creare subito l’atmosfera natalizia.

Quando entrambe si ritrovarono da sole a decorare il poggiolo esterno e la porta con il vischio, Greta disse soddisfatta di aver percepito i genitori piuttosto sereni. Sembrava che avessero ben accettato il rapporto saffico della sorella che da poco aveva fatto outing con loro.

“Diciamo che non è stato semplice, però credo che gli ostacoli siano ormai stati sormontati, per fortuna”, sottolineò Laura. “Devo dire che papà da subito mi è stato davvero vicino, mi ha fatto sentire il suo calore e il suo affetto, contrastando spesso le riflessioni e le parole di mamma che all’inizio mi ha pure chiesto se fosse possibile fare delle cure per tornare normale, ma ci pensi?”, sorrisero entrambe per sdrammatizzare.

“Sono contenta che si sia risolto bene…temevo molto per mamma ma, grazie a Dio, papà è sempre una forza!”.

L’abete con le sfere e le luminarie era pronto, anche il camino e la ringhiera in legno che portava su per le scale erano stati addobbati.

“Atmosfera creata!”, Atan fece l’occhiolino a Greta che, dopo aver deposto il piccolo presepe con carillon sotto l’albero, gli si avvicinò e lo strinse forte forte a sé, grata per la splendida idea. Occhi negli occhi si abbracciarono a lungo come due bimbi smarriti, si baciarono trepidi di passione, come se avessero appena scoperto l’amore.

Lui era sempre capace di sorprenderla; era tempesta e arcobaleno di emozioni.  

 “Si dissolve ogni ambascia quando il mio sguardo si perde nel tuo”, sussurrò la donna, “quando la mia anima inquieta entra nella tua per immergersi, oltre ogni limite, nell’immenso; proprio come due affluenti che si fondono e si tuffano in un solo fiume; fiume che, nel suo incedere agitato per le piene, tra varie increspature, si inabissa nell’oceano, laddove le molteplicità svaniscono e cedono il posto all’unicità …”.

Intanto nell’aria si spargeva il profumo di un pan di spagna alle arance che la madre preparò per la merenda da accompagnare con çay o caffè.

La serata fu poi allietata da una cena tipica siciliana a base di focacce ragusane e da racconti d’infanzia di Giovanni che ricordava nostalgicamente la novena, le recite e i cori natalizi di cui faceva parte.

“Per me Santa Claus era un idolo e devo ammettere che quando ho scoperto che in realtà era solo una leggenda, ci sono rimasto un po’ male ma sono stato ugualmente felice perché grazie a questa leggenda ho vissuto tanti momenti gioiosi”, raccontava Atan, “ora che sono adulto rimane sempre una festa in cui la magia dei suoni e dei colori e soprattutto quella delle luci mi affascina sempre di più”.

Le giornate trascorsero dolcemente, si svelarono lentamente con passeggiate lungo la scogliera dove il mar Nero mostrava la sua invernale, rumoreggiante e ribelle natura. Più volte andarono al faro per mettersi al calduccio dopo la passeggiata e gustare dolci e tisane che la gentile padrona di casa preparava per i suoi ospiti.

“Papà, ti trovo in ottima forma! Sono davvero contenta che voi siate qui con noi”, Greta conversava col padre mentre in un pomeriggio molto ventoso camminavano sottobraccio lungo il sentiero della scogliera verso il faro.

“Sto invecchiando, ormai mi commuovo per poco”, si asciugò i lucciconi con un fazzoletto in cotone che tirò fuori dalla tasca, “riuscire a raggiungervi per trascorrere queste settimane insieme a voi è per me un regalo bellissimo. Grazie di cuore!”, le sfiorò la fronte con un dolce bacio.

Trascorrere quei giorni di festa insieme e soprattutto condividere i piccoli gesti come una stretta di mano, i baci o gli abbracci che la pandemia aveva letteralmente messo al bando, fu un ottimo antidoto ai mesi trascorsi in piena emergenza sanitaria.

Andarono anche a Sinope, abbarbicata su due versanti di un promontorio roccioso, a fare un po’ di spesa e una passeggiata per le stradine ricche di negozi e lungo il porto naturale.

“Sai, riprendendo il discorso sulla felicità”, disse Atan quando si soffermarono in piazza davanti alla statua di Diogene, “come puoi notare non esistono i semafori e le poche auto circolano tranquillamente. La maggior parte degli abitanti si sposta a piedi e nessuno ha mai fretta. Gli uffici pubblici sono aperti solo fino al mercoledì e il resto della settimana si va a pesca, si chiacchiera con i vicini, si passeggia mano nella mano sul lungomare”, poi guardando il volto stupefatto della sua interlocutrice aggiunse “qui tutti vivono in pace e tranquillità. Non c’è da stupirsi se di fianco alla moschea si trova il pub, cosa vietatissima in Turchia. Dal 2013 una legge impone che non si possa vendere alcool a meno di 100 metri di distanza da un luogo di preghiera. Ma qui sacro e profano convivono in pace”.

Nei giorni più freddi e uggiosi si riunivano davanti al caminetto sorseggiando caldi infusi all’arancia e peperoncino o ai frutti di bosco e mangiucchiando dolcetti. Era sicuramente il momento che tutti prediligevano… Si dedicavano alle letture individuali, si mettevano in ascolto dei racconti fatti con enfasi da Anna che da giovane era stata attrice in una compagnia teatrale di parrocchia, o di quelli ironici di Giovanni. Talvolta, giocavano a carte, a Risiko o a Dixit;

Furono giorni vissuti in pienezza e nella bellezza…

Durante la vigilia la neve scendeva frivola sulla terra fredda,
baciava con soavità gli alberi, i campi e la scogliera.
Stendeva un velo candido di bellezza.

Greta e Laura si misero alla finestra godendosi lo spettacolo dei fiocchi che
facevano passi di danza in silenzio, sfioravano senza toccare con eleganza e discrezione.
La neve inconsueta in quelle zone creava una sinfonia di note bianche accompagnate dalla melodia di Christmas is coming, All I want for Christmas is you, Jingle bells rock, emanate dalla filodiffusione.

I fiocchi vagabondi cadevano giù dalle nuvole soffici e vaporose, si trasformavano in innumerevoli guerrieri bianchi. Si impadronivano del cielo.

“La neve è poesia”, si esprimeva liricamente la sorella maggiore, “giunge silente e timida dalle labbra del cielo. Cala. Giace. Stupisce. Zittisce. Fiocchi di eternità regalano gioie infantili, presenza pura, rari momenti di intimità”.

“Sorellina sei un mito, adesso però andiamo fuori a giocare con la neve”, suggerì Laura sognante mentre schioccava un forte bacio alla sorella e corsero fuori a vivere la dimensione infantile fiabesca nella quale coinvolsero anche gli altri ospiti dello chalet.

Poco prima degli scambi degli auguri e del brindisi, Atan e Greta si ritrovarono nel poggiolo, imbacuccati con sciarpe e cappello, e appoggiati alla balaustra, ascoltavano il suono del mare tempestoso che si infrangeva nella scogliera ed era come se battesse le onde armoniose nel loro cuore.

“Guarda in su. Le scorgi le stelle?”, proferì Atan mentre l’aria frizzante lo fece rabbrividire. “Alcune sono più brillanti delle altre. Sono quelle che di norma guarda la gente. Ma tu osserva bene e ne vedrai una che ha una luminosità che appare intermittente, come se stesse sul punto di spegnersi o di ardere più forte. È una stella che racchiude in sé passato e futuro, ritrae tutto quello che avrebbe potuto essere e tutto ciò che sarà. Come noi, come la nostra storia. Così nelle notti in cui sarai sola, alza gli occhi al cielo e cerca quella stella, sarà proprio come cercare me, come cercare te, sarà come trovare noi!”.

“Mi concedi un bacio appassionato sotto il vischio?”, propose emozionata Greta allo scoccare della mezzanotte.

“Certo, tesoro mio, come non esaudire il tuo desiderio?”

E fu ardore e passione, labbra che si sfioravano e mordicchiavano mentre con le mani si accarezzavano dolcemente.

“Ho imparato a memoria il sapore dei tuoi baci, il calore dei tuoi abbracci, la luminosità dei tuoi sorrisi e tutte le declinazioni dei tuoi sguardi …non riuscirei più a farne a meno. Sei la mia linfa vitale!”.

Istanti brevi ma intensi, pieni d’amore ma soprattutto di speranza in attesa che timori e ansie accumulati nell’anno “inedito” che stava per concludersi potessero al più presto svanire come polvere di stelle e regalare un nuovo anno colmo di ottimismo e serenità.

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Su LA SICILIA del 30 dicembre 2020

Così scrive il post su FB il giornalista Pippo Nativo: 4 Riflessioni, 4 Pensieri sul significato del Natale di quest’anno visto da 4 Donne ognuna con la propria sensibilità, ognuna in relazione alla propria attività. Qui di seguito, articolo pubblicato sul quotidiano “La Sicilia” di oggi (merc. 30.12.2020, p. V). Ringrazio Margaret Carpenzano (pittrice), Lucia Cascone (regista teatrale), Maria Carmela Micciché (scrittrice) e Marinella Tumino (insegnante) per la loro preziosa collaborazione. Un grazie anche alla sopra citata testata giornalistica per la consueta sensibilità. 

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In un’altra vita…

In un’altra vita sono stata un’onda del mare. Portavo a riva sassolini colorati, custodendoli come rubini…Profumavo di alghe e conchiglie. Onda silente nel buio della notte, sotto una luna piena nel labirinto di stelle. Onda fragorosa, urlo assillante e cieco nelle giornate grigie e turbinose. Vivace e spumeggiante incontravo le altre sorelle frizzanti e vaporose. Eravamo onde diverse l’una dall’altra, ma una sola cosa perché tutte figlie di madre acqua. Accendevamo il mare, scoppiettando; conoscevamo i suoi abissi, tentando piroette e capriole. Il mare. Serio e paterno. Impetuoso e misterioso. Mi purificava col suo rumore intonato. Mi rilassava quando ero grinzosa e agitata. Mi avvolgeva nel suo abbraccio per cancellare le mie paure. Imponeva un ritmo melodioso su tutto ciò che in me era perplesso e smarrito. Ed io, piccola, adorabile e ostinata ero vita sospesa…del mare. Il mare…il mare…il mare assecondava i miei capricci, cullava ogni mio desiderio, vagheggiava ogni mio ardore il mare…Marinella Tumino©#riflessioni#sunset#mareimmenso#tramontodicembre#december#sea#mediterraneo

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