La soffitta incantata

“Col naso all’insù.

Guardavano il cielo travolti in un abbraccio cosmico, stretti in una morsa in cui i due corpi diventavano uno.

Era il cielo d’inverno. Sorrideva loro, alle due anime gioiose, dominato dalla splendente Sirio, dall’ammasso delle azzurre Pleiadi e dalla luna piena, nascente ed ambrata.

I due si guardavano negli occhi, scegliendo di vivere in assoluto silenzio quell’attimo diventato eterno. Silenzio che per loro era nettare ardente che cola preziosamente goccia a goccia.

Era sempre il silenzio che permetteva loro di raccogliere, in quegli istanti rari, semi di una gioia autentica di quelle che non passano, di quelle che farciscono le giornate di colori vivaci ed energici, di quelle che sono riverbero in mezzo al cuore.

Lui amava accarezzarle delicatamente il volto.

Le sue carezze erano per lei come onde che corrono e si spandono incontrollate, spinte dalla marea insolente. Le facevano accrescere il desiderio di dissetarsi di sguardi e di baci, ma anche di essere posseduta come sapeva farla sentire solo lui …

 Si sentivano un dono reciproco perché si erano scoperti, diventando eterni e anche se il tempo e gli eventi giocavano sempre a separarli, sapevano che sarebbero riusciti ininterrottamente a ritrovarsi.

IL LORO ESISTERE COINCIDEVA CON IL LORO RITROVARSI … il resto era privo di senso fino a quando non si sarebbero ricongiunti.

 Ogni volta si salutavano, come se fosse l’ultima, cercando di imprimere, ciascuno dentro di sé, tutto quello che apparteneva all’altro: l’ultimo tocco, l’ultimo sguardo e, poi, ecco l’eterna promessa di rinascere per ritrovarsi.

L’ultimo bacio, sempre di quelli senza precedenti, sussurrava loro: “Dimmi che potrò averti intorno ancora e ancora, che non te ne andrai, che continuerai a camminare nei miei pensieri, sul mio cuore impazzito e nei miei sogni …Dimmi che non mi lascerai al buio, finché ci verrà concesso ….”

 

“Marta era divertita, sorrideva tra sé e sé, continuava a scorrere quelle righe, ripercorrendo quegli attimi in cui lei aveva vissuto felicemente un amore nel quale, lui, Davide, rappresentava per lei il faro con la sua sagoma altera a fasce rosse e bianche, immota e viva. Il faro che con la sua luce illumina l’animo altrui e lo aiuta a vincere ogni paura e ogni stanchezza di terre lontane…”