“L’amante di Lady Chatterly”: dall’Inghilterra alla Sicilia.

Due isole, Inghilterra e Sicilia, geograficamente lontane eppure molto vicine … Lo scrittore inglese David Herbert Lawrence (1885- 1930), autore dello scandaloso romanzo del Novecento “L’amante di Lady Chatterley”, malato di tisi che gli aveva provocato gravi danni ai polmoni, sperava in una guarigione grazie al rinomato sole siciliano. Così si trasferì con la moglie, la baronessa tedesca Frieda Richthofen, più vecchia di lui di oltre 5 anni, a Taormina nel gennaio del 1920, per un soggiorno di circa 2 anni. La coppia inglese soggiornava in via Fontana Vecchia, un po’ fuori Taormina, e Frieda andava spesso a prendere il tè, a volte anche a pranzare, nella villa di campagna dell’amica inglese Betty, nei pressi di Castelmola. Poiché il tragitto era impervio, ripido e lungo, Betty le aveva messo a disposizione un suo mulo condotto dal mulattiere Peppino D’Allura, il quale ogni giorno andava a prendere la baronessa nella casa di via Fontana. Lei in sella e lui a piedi. Al tramonto percorrevano la stessa strada per far ritorno a Taormina.

A quanto pare, un giorno Betty attese vanamente l’arrivo dell’amica, colta di sorpresa e bloccata da un improvviso acquazzone estivo. Fu così che Frieda e Peppino si ripararono in un casolare, in un vecchio palmento, ubicato in un vigneto di proprietà del padre di D’Allura, ma si racconta che la baronessa rimase pochissimo dentro l’edificio e che, appena uscita fuori, si lasciò completamente bagnare dalla pioggia e si tolse gli abiti bagnati, denudandosi, correndo nel vigneto e invitando Peppino, anche lui con gli abiti inzuppati dalla pioggia, a fare la stessa cosa; l’uomo, piuttosto timido e riservato, si mostrò reticente. Si narra che fu la donna a spogliarlo. Dunque, complice il temporale, ebbero inizio i giochi amorosi del mulattiere e la baronessa, che racconterà al marito scrittore, con dettagli talvolta scabrosi, gli incontri tra i due amanti. Fu così che l’autore trovò ispirazione per il suo famoso romanzo “L’amante di Lady Chatterly”. Il rapporto tra i due amanti cominciò nel vigneto sotto la pioggia, proseguì in un campo di gigli, nella vasca della pigiatura dell’uva, nel tino del palmento, in un casolare quasi diroccato, con tetto sfondato, dove penetrava il sole. Quindi, dall’agosto 1920 al febbraio 1922, D’Allura fu l’amante della baronessa tedesca Frieda Richthofen. Betty, l’amica inglese, mise a loro disposizione anche un mini appartamento per i loro incontri d’amore. A Taormina tutti sapevano dell’intrigo amoroso tra Peppino e la baronessa, tuttavia fu una grande sorpresa l’uscita del romanzo nel 1928, anni dopo la partenza definitiva dei coniugi Lawrence. Impensabile per tutti che nei due anni del soggiorno taorminese dei due coniugi, potesse essere scritto e raccontato dallo stesso marito la tresca amorosa della baronessa e del mulattiere. Peppino era analfabeta e non potè leggere il libro. Morì nel 1990, all’età di 92 anni, nella sua casa di Castelmola, ma non si sa se avesse tenuto per sé il segreto o se lo avesse raccontato agli amici in osteria, trasformando quella storia di grande passione in un argomento degno del gossip. Si sa per certo che le vicende di Lady Chatterley in Sicilia sono una pagina decisamente interessante della storia della nostra isola.

TRAMA DEL ROMANZO

Siamo nell’Inghilterra vittoriana, potenza coloniale e fra le vincitrici della Grande Guerra, che vive un periodo di grande splendore. La rivoluzione industriale è sempre più ben avviata, a beneficio della già benestante borghesia. Tutto insomma indica movimento, progresso, sviluppo e nel corso di un’evoluzione così veloce e tumultuosa non poteva rimanere immutato il ruolo della donna, che esce dall’ombra in cui è stata posta nel corso dei secoli. La protagonista, futura Lady Chatterley, è senz’altro l’emblema di questo cambiamento: è cresciuta nell’ambito di un’educazione moderna, allontanandosi dalle convenzioni ed ha potuto girare l’Europa, conversare con intellettuali e pensatori del tempo, anche socialisti (quindi contrari al “sistema”) e, soprattutto, ha potuto liberamente vivere le sue prime esperienze sessuali prima del matrimonio.

Il marito, paralizzato dalla vita in giù a causa di una ferita di guerra, è invece alla ricerca di qualcosa che compensi la sua impotenza e lo trova nell’asservimento alla “dea cagna”, per dirla con le parole di Lawrence, che altro non è che la ricerca spasmodica della fama, innanzitutto come scrittore e poi anche come industriale in ambito minerario. Ma la condizione psicofisica di Clifford sembra essere soprattutto il simbolo di quella parte dell’umanità che, in un’epoca economicamente così florida, persa nella brama di ricchezza e di successo, è divenuta insensibile, calcolatrice, e ha perciò smarrito una sorta di “dimensione naturale”, fatta di piaceri semplici, genuini e di emozioni autentiche, immediate e non di finzione. Una volta sposata, tuttavia, Connie proverà sinceramente ad amare il marito, anche dopo la disgrazia che lo ha colpito, ma, col passare del tempo, non lo sopporterà tanto da arrivare a odiarlo; il “tradimento” da lei perpetrato, quindi, non è solo a danno della fedeltà coniugale ma anche a scapito della devozione a un sistema che ha reso gli uomini “sterili all’amore”.

Del resto anche il suo amante Oliver Mellors che, si badi bene, Connie ha scelto nonostante appartenga a una classe inferiore, quindi contro le convenzioni sociali, è, a suo modo, un “uomo-contro”: è deluso dall’esercito cui è appartenuto, è disilluso nei confronti del matrimonio, è diffidente verso l’umanità, è a tratti chiuso in un atteggiamento ruvido che lo porta a ritirarsi nel suo lavoro di guardacaccia (quindi in contatto con la “natura”) e a esprimersi quasi esclusivamente in dialetto. Ma ha una profonda carica erotica…

Lawrence ha nei confronti della sua creazione un atteggiamento positivo; ne difenderà sempre le scelte, motivandole.

L’autore

Nato a Eastwood, nel cuore dell’Inghilterra mineraria l’11 settembre 1885 da padre caposquadra di minatori e da madre insegnante, dopo gli studi di base, trovò lavoro in una ditta produttrice di attrezzi chirurgici e ortopedici ma il primo manifestarsi della tubercolosi – che lo ucciderà a 44 anni – lo costrinse a declinare lavori duri e faticosi permettendogli così di concentrarsi sulla pittura e sulla scrittura.

Dopo essere tuttavia riuscito a conseguire nel 1908 l’abilitazione all’insegnamento e aver cominciato a insegnare, fu costretto a dimettersi sempre a causa di complicazioni polmonari.

Iniziò così un lungo peregrinare in giro per l’Europa in compagnia della moglie Frieda von Richtofen, alla ricerca di un ambiente salubre che lo aiutasse a guarire. Soggiornò prima a Metz, in Francia, poi a Monaco di Baviera, in Tirolo e sul lago di Garda.

Con la fine della prima guerra mondiale, che costrinse i Lawrence a vivere confinati a Londra perché sospettati di simpatie per la Germania, lo scrittore e la moglie poterono riprendere i loro viaggi: furono nuovamente in Germania e in Austria ma anche in India, Ceylon, Australia, Nuova Zelanda, Isole Cook, Tahiti, Stai Uniti, Messico ma anche in Italia (Firenze, La Spezia, Spotorno, Ravello, Capri, Taormina, Cagliari). La sua opera più conosciuta, “L’amante di Lady Chatterley”, che per gli scabrosi argomenti trattati sarà di fatto messa al bando in Europa e otterrà il visto della censura solo nel 1960 nel Regno Unito, ha “origini italiane”, si racconta faccia riferimento ad avventure amorose della moglie in Sicilia: fu scritta durante un soggiorno a Firenze dove sarà per la prima volta pubblicata suscitando subito scandalo. Dopo altri viaggi (Svizzera, Parigi, ma di nuovo Italia a Forte dei Marmi), causa l’aggravarsi delle sue condizioni di salute, Lawrence fu ricoverato nel sanatorio di Vence, in Provenza, dove si spense prematuramente il 2 marzo 1930.

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