L’abbraccio è casa!
“È nella magia dell’abbraccio, quello speciale e vero, che amiamo trattenerci. Amiamo chiuderci dentro esso per poi buttare la chiave”.MT@https://www.amazon.it/Oltre-cielo…/dp/8833610926…
“È nella magia dell’abbraccio, quello speciale e vero, che amiamo trattenerci. Amiamo chiuderci dentro esso per poi buttare la chiave”.MT@https://www.amazon.it/Oltre-cielo…/dp/8833610926…
G R A T I T U D I N E ♡Questo è ciò che provo e sento di condividere…Grazie per l’intensa esperienza umana e culturale e per Il dono prezioso delle nuove CONNESSIONI UMANE….Grazie per questo RICONOSCIMENTO per il quale non trovo parole adeguate…Grazie a CHI ha lavorato con immensa passione per l’evento e per quelli che presto realizzeremo….GRAZIEMUCHISÍMAS GRACIAS, Mexico
Scrive Massimo Fusai sui social: “In questo 2020 difficile, ho avuto modo di parlare di molti romanzi. Alcuni, fra quelli presentatati nel mio blog, hanno guadagnato gli onori di importanti premi con le loro semplici forze e non è banale.
Ho deciso di rendere omaggio a questi lavori e ai riconoscimenti meritati che hanno raggiunto. In gamba per il futuro”.
Marinella Tumino
Lidia Del Gaudio
Cynthia Collu
Laura Caroniti
Clicca qui di seguito…
In un momento in cui viviamo sospesi tra ansie, paure e speranze, condivido con tutti VOI la mia GIOIA…Io, la mia scrittura e i miei libri saremo virtualmente(ovviamente!) a CIUDAD DE MEXICO con gli studenti del POLITÈCNICO NACIONAL .Un grazie speciale alla “Profesora muy especial” Graziella Puccia che mi ha coinvolta con la sua travolgente energia e il suo immenso entusiasmo in questo Progetto…sono davvero ONORATA! Grazie anche al Dipartimento dell’Area di Italiano e al Ministero degli Affari Esteri…Grazie, ancora e sempre, alla mia speciale e personale GRAPHIC Designer per il suo magistrale lavoro, Elisabetta Milone Giuca
Il film, disponibile sulla piattaforma digitale Netflix, con la regia di Edoardo Ponte racconta la storia di Madame Rosa (Sophia Loren), un’anziana ebrea, forte ma al contempo anche fragile, sopravvissuta all’orrore di Auschwitz, spesso colpita dai brutti ricordi del passato che fanno capolino ed ex prostituta che negli ultimi anni della sua vita per sopravvivere sceglie di ospitare e accudire nel suo piccolo appartamento alcuni bambini di giovani prostitute. Piuttosto refrattaria, accetta l’incarico del dottor Coen (Renato Carpentieri) di prendersi cura di un dodicenne piuttosto ribelle, Momò (interpretato dall’esordiente Ibrahima Gueye). Il ragazzino di origini senegalese è alle prese con la vita di strada vivendo nell’illegalità. Vivere a casa di Madame Rosa gli consentirà di fuggire dalla solitudine e di prendersi una pausa dalla rabbia, stillata dalla vita che purtroppo gli ha tolto tutto. I due sono diversi in tutto: età, etnia e religione e questo è il motivo per cui inizialmente il loro rapporto è segnato da scontri e conflitti.
A volte, però, un incontro può rappresentare per una persona la salvezza, la liberazione ma anche il rifugio. Ed è quello che succede a Madame Rosa e Momò. Nel corso della storia, ciò che li lega fortemente è il dolore che li ha segnati immensamente, lasciando vuoti incolmabili e profonde cicatrici. I loro occhi raccontano le loro sofferenze e le fragilità: quando le loro vite si incontrano e si tramano inaspettatamente, capiscono che hanno in comune molto più di quello che avevano creduto. Così, la reticenza reciproca si trasforma in un’inaspettata e profonda amicizia.
Un’umanità, intrisa di solidarietà e tolleranza, priva di pregiudizi e dedita al prossimo pur non avendo nulla da offrire, insomma, un’umanità colma d’amore, rappresentata in modo del tutto poetico. Dunque, un’umanità commovente, che corre veloce tra sguardi che regalano tenerezza, silenzi e profonde emozioni, regalando al telespettatore l’immagine della speranza e della fiducia nel domani.
Un cast superlativo con una Loren che non delude mai, anzi!
Da vedere, assolutamente!
Da piccola giocavo a Dama con mio nonno. Lui era un grande appassionato e fu per me un vero maestro.
Con gli anni ho pensato di sperimentare il gioco degli Scacchi ma mi è sempre sembrato troppo impegnativo… da talentuosi, seppur molto intrigante…
Da circa una settimana ho pensato che forse è giunto il momento di iniziare…grazie alla serie TV approdata da pochissimo su Netflix: The Queen’s Gambit ( La Regina degli Scacchi).
Si tratta di nuova miniserie di 7 episodi in cui la protagonista è Beth Harmon, giovanissima campionessa americana di scacchi, che si è affermata alla fine degli anni ‘60.
La serie ha inizio in medias res: Parigi 1968, Beth Harmon si sveglia dopo una terribile sbornia e corre a disputare una nuova partita. Quando la giovane si siede e guarda negli occhi il suo paventato avversario, lo spettatore viene catapultato in uno sconfinato flashback.
Difatti, si torna indietro di parecchi anni e la nostra protagonista è una bambina che viene affidata a un orfanotrofio, in seguito a un incidente d’auto in cui perde la mamma.
Questo orfanotrofio si trova nel Kentucky ed è un luogo squallido e rigoroso. Qui vi sono insegnanti che educano bambine e ragazzine al canto, insegnano loro ben poche cose e le tengono buone somministrando bizzarre “vitamine”. Beth è molto intelligente e le scarse attività che l’orfanotrofio propone risultano per lei piuttosto monotone, tuttavia trova un po’ di svago quando conosce Mr.Shaibel nella cantina dell’istituto dove lei viene mandata a pulire i cassini della lavagna. Ed è proprio nello scantinato che trova questo scontroso factotum della scuola che sta lì da solo a giocare a scacchi: la bambina è attratta in maniera spaventosa e si appassionerà al gioco; così da quel momento la sua vita cambierà per sempre.
Dall’età di 9 anni, grazie agli insegnamenti di Mr. Shaibel, Beth praticherà il gioco degli scacchi. Per lei giungerà per fortuna anche il momento in cui potrà finalmente uscire da quell’austera prigione perché verrà adottata e presto si attesterà il titolo di giocatrice professionista, essendo un vero prodigio. Parteciperà a tutti i tornei e diverrà, per l’appunto, la “regina degli scacchi”, una ragazza, una donna in un ambiente esclusivamente di uomini razionali e spietati. A lei verranno dedicate le più svariate copertine di riviste, articoli e soprattutto la sua vita inizierà a essere molto animata, con partecipazioni a tornei in tutte le zone d’America per approdare anche in Europa. Tappa fondamentale di questo percorso sarà battere un temuto campione russo, un certo Burgov.
Riuscirà, quindi, alla fine di questa prima serie a raggiungere l’obiettivo o l’epilogo lascerà intendere una possibile seconda serie e si resterà in stand -bye?
A voi lettori…la visione!!!
Dunque, l’attività ludica sarà perno di un talento incompreso, Beth Harmon, in un’elegante e raffinata cornice, con abiti straordinari e un contesto molto british, anche se la serie è ambientata in America. Gli scacchi rappresentano per Beth la vita, anzi hanno la capacità e la dote di dare un senso alla vita stessa, ma saranno anche la sua rovina. Co-protagonisti degli scacchi saranno anche tranquillanti e alcool che porteranno la protagonista nel baratro, dato che la sua esistenza sarà caratterizzata da eventi bui e lutti che le faranno perdere la bussola. Non crediate che si tratti di una serie che parla solo di scacchi perché la trama è solidissima e affascinante e le partite, che possono sembrare noiose, sono riportate in modo autentico, permettendo allo spettatore di entrare nella genialità visionaria di Beth Harmon, per cui, senza alcun dubbio, non si tratta di vedere soltanto due persone che muovono delle pedine. La serie propone moltissimi temi come il già citato alcolismo, ma anche l’uscita da un’infanzia difficile, l’adozione, l’emergere di una donna in un mondo prettamente maschilista e naturalmente non manca un pizzico di romanticismo, che emerge dalle relazioni della protagonista con Benny Watts(Thomas Brodie – Sangster), Henry Beltik (Harry Melling) e Townes(Jacob fortune – Lloyd).
Sappiate che non occorre saper giocare a scacchi per gustarsi questa visione, però se conoscete la Difesa Siciliana, l’Apertura Larsen o il controgambetto Albin, vi sentirete nel vostro habitat.
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