Il tempo passa inesorabilmente

Il tempo passa inesorabilmente ma non cambia l’essenza delle cose.
Credo che nello spirito sarò sempre un’adolescente in cerca delle sue aspirazioni.
Sarò sempre un’inguaribile sognatrice.
Sono rimasta la ragazzina che sognava assieme a Candy Candy , che guardava Happy Days e fantasticava sul mito dell’ America.
E mentre penso ai ricordi, ricamati in fondo al cuore, mi ritrovo ad essere mamma e a vivere una nuova fanciullezza e una nuova adolescenza, quella dei miei figli, i miei amori incondizionati, che chiedono consigli anche se si atteggiano a grandi ma per me non saranno grandi mai abbastanza…
E il tempo passa, scorre… corre e mi ritrovo strapiena di impegni, desiderosa di centellinare ogni attimo, ogni istante che mi fa sentire viva, mi fa essere me stessa.
In un mondo in cui occorre lottare per i diritti umani, contro il rifiuto della diversità, é necessario correre contro il tempo per salvare una vita, per evitare una guerra…
E mi ritrovo con i miei sogni, i miei ideali, il mio credo in un tempo senza tempo
Resto in attesa, forse di un lieto fine, per il mondo intero, spero in un futuro migliore per le nuove generazioni …e nell’attesa, io continuo ad “essere” e a sognare…

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Mi manco

In periodi superaffollati da impegni mentali, da consegne da ultimare,
dilapidando spesso il prezioso tempo,
trascurando i sogni….
mi manco!
È mancanza e non assenza….
Mi manco quando mi arrabbio per cose inutili o cerco di dare senso a ciò che di sensato non ha nulla.
Mi manco quando dimentico di stimarmi di più,
quando non sorrido alla vita e non la affronto come dovrei,
quando ho fretta e non assaporo le belle emozioni.
Mi manco quando non prendo le decisioni che dovrei, delegando ad altri…
Quando mi perdo la bellezza dei tramonti.
Mi manco!
Allora comincio a cercarmi anche laddove penso di non essere
Non mi piace affatto “mancarmi”….
E appena mi trovo, mi abbraccio, mi accarezzo, sorrido….
Mi congratulo per esserci di nuovo… ancora…
E sottobraccio con me stessa, riprendo a percorrere le strade della vita…

Marinella Tumino@

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Mi piaceva…

Mi piaceva quell’attimo in cui lui cominciava a spazzolarmi i capelli, erano istanti di infinita dolcezza che si ricamavano nel sottopelle.
Mi piaceva come me li accarezzava … con abilità, senza tanto clamore, e capivo che quel gesto aveva creato un profondo legame tra me e lui…
qualcosa che mi faceva sognare senza che nessuno sapesse….una continuità invisibile che nessuno avrebbe potuto spezzare….
MT@

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la melodia di un canto lontano

Sentiva il bisogno di essere avvolta in un abbraccio, allora lo attiró a sè e gli si attaccó al collo, cercando senza indugio le labbra per sentire il sapore e la passione dei suoi baci.
Travolti da tali effusioni era come sentire la melodia di un canto lontano che pian piano si avvicinava e poi prorompeva, lambendo anima e corpo…
Marinella Tumino@

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Al mare…

Sola…al mare, alchimia dell’anima, incontri la parte piú intima di te lasciandoti cullare dalla melodia delle piccole onde che imperterrite si infrangono sulla battigia…per ritornare indietro a far parte dell’immenso elemento acqua…
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La leggenda del FILO ROSSO…le FIL ROUGE…

Pensavo agli incastri perfetti, incastri di sguardi, di mani, di menti…

Ma voi la conoscete la leggenda del Filo Rosso(FIL ROUGE)?
NO???
Bene! Chiudete gli occhi e….ve la racconto io…

La leggenda del filo rosso è un’antica credenza orientale che racconta come le anime gemelle siano legate da sempre e per sempre da un filo sottilissimo, legato al mignolo della mano sinistra oppure, secondo alcune versioni, alle caviglie. Il filo rosso del destino unisce in maniera indissolubile due persone a dispetto di differenze di età, di ceto sociale, di luogo di nascita o di residenza: è un legame indistruttibile, insomma, più forte di tutti e di tutto.

Il filo rosso in certi casi può essere estremamente lungo e per questo motivo può intrecciarsi, aggrovigliarsi, annodarsi: sono le difficoltà che possono minare un rapporto, renderlo complicato, che possono rischiare di comprometterlo. Due anime che sono destinate a congiungersi, comunque, lo faranno in un modo o nell’altro ed ogni groviglio che sarà sciolto, sarà il superamento di una difficoltà o di un ostacolo frappostosi alla felicità dei due amanti. Il legame diventerà più forte, più vivo, più autentico e durerà per sempre.
Unmei no akai ito, vale a dire la leggenda del filo rosso del destino nasce nella vicina Cina, tanto è vero che è ambientata secondo tradizione durante il periodo della dinastia Tang, regnante sul paese dal 618 al 907 d.C. Secondo i racconti, un tale chiamato Wei, rimasto orfano in tenera età, desiderava ardentemente sposarsi e creare una famiglia, ma senza successo. Non riusciva a trovar moglie, nonostante fosse alla continua ricerca dell’anima gemella. Destino volle che un giorno si ritrovò nella città di Song, dove conobbe un tale che si offrì di presentargli la figlia del locale governatore, bella e morigerata, sicuramente un buon partito per lui. Ne avrebbe parlato col padre e gli avrebbe fatto sapere la risposta. I due si diedero appuntamento al mattino seguente, ma Wei non riuscì a dormire per tutta la notte e già all’alba si presentò al luogo dell’incontro.
Qui incontrò un vecchio, che leggeva un libro incomprensibile, scritto in caratteri mai visti prima. “Proviene dall’Aldilà”, rispose il vecchio a Wei che gli chiese incuriosito in quale lingua fosse scritto. “Di solito a quest’ora non c’è nessuno in giro, tranne quelli come me. Noi che veniamo dall’altro mondo e siamo incaricati di occuparci degli uomini, lo facciamo all’alba”.
“Di cosa ti occupi?”, chiese un po’ preoccupato il giovane. “Di matrimoni”. E una luce si accese sul volto di Wei. “Da quando sono bambino cerco una compagna, il mio più grande desiderio è quello di metter su famiglia. Cerco la mia compagna da 10 anni, potrebbe essere la figlia del governatore. È lei? Ti prego, dimmelo”. “No, non è lei. Tua moglie attualmente ha solo 3 anni, quando ne avrà 17 la sposerai”.
Quindi il vecchio raccontò al giovane cosa conteneva il grande sacco che aveva accanto: “Il filo rosso del destino per legare mariti e mogli. Non si può vedere, ma è questo il modo che consente a due persone di essere legati per sempre. Tagliarlo è impossibile”. Alle domande insistenti del giovane, il vecchio poi rispose: “La tua sposa è la figlia della vecchia Chen, che ha un banco al mercato”. In effetti Chen, molto anziana e cieca da un occhio, sedeva presso il suo banchetto con una bimba aggrappata al collo. “Porterà onori e ricchezze alla tua famiglia”, aggiunse il vecchio che poi si dileguò.
Wei, deluso, non credeva che quella piccola bimba, sporca e malridotta, avrebbe potuto essere una moglie degna di lui. Chiamò il suo servo e gli ordinò di uccidere la piccolina, in cambio di 100 monete di rame. Il servitore adempì al compito, ma non riuscì a colpire la bimba al cuore perché si voltò di scatto. La ferì tra gli occhi, ma credette comunque di averla uccisa.
Negli anni seguenti Wei continuò a cercar moglie senza successo. Si dimenticò di quella vecchia storia fin quando non strinse rapporti con il governatore di Shiangzhou, che gli offrì in sposa la sua figlia 17enne. Erano passati 14 anni dall’incontro col vecchio. La ragazza, bellissima ed assai devota, portava sempre sulla fronte una piccola pezza da cui non si separava mai. Wei un giorno le chiese perché: “Non sono la figlia del governatore, ma sua nipote”, confidò la giovane moglie in lacrime.
“Mio padre era governatore a Song, morì insieme a mia madre e a mio fratello quando avevo tre anni. Fui cresciuta dalla mia governante, si chiamava Chen, ed un giorno un pazzo tentò di uccidermi al mercato, provocandomi questa cicatrice. Qualche anno dopo mio zio mi prese con sé”. Wei di colpo capì che il vecchio aveva ragione e che la leggenda del filo rosso era autentica. Commosso e pentito, confessò alla moglie che era stato lui a ordinare di ucciderla e le raccontò tutta la storia. I due si amarono per sempre e diedero al mondo un figlio che li riempì di soddisfazioni.

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I pensieri volano via…

I pensieri volano via, sferzano più veloci del vento.
Danzano nell’aria come aquiloni colorati,
si insinuano ovunque…
Corrono a volte precipitosi, impetuosi
altre claudicanti,
altre ancora blandi e deboli.
Scivolano dal buio alla luce,
percorrono l’arcobaleno per prender colore.
I pensieri attraversano l’anima,
si impigliano nei sogni e nel silenzio
scorrono inesorabilmente sui binari del tempo
Sfiorano le labbra per diventar parole
Cullano, logorano…appartengono
I pensieri ti abbracciano e non ti lasciano più
Marinella Tumino@ — presso Vallata Santa Domenica.

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Ho perso tutte le parole…

Ho perso tutte le parole…

Si sa, ai poeti e agli scrittori sfuggono dalla penna le parole

A volte le smarriscono, mentre narrano in punta di cuore.

Allora ho chiesto al mare di scrivere per me.

Lui conosce la mia anima, lui sa…

Lui sa che ho perso le parole e pregato le onde di cantare dolci melodie nel loro prezioso moto perenne

Ho chiesto al mare di raccontare la bellezza dei tramonti

E il mare narra del sole vanitoso che si specchia nelle sue acque anche quando sta per uscire di scena, regalando attimi eterni tinteggiati di rosa, arancio e porpora.

Ho perso le parole quando la tempesta ha inghiottito i migranti

E la speranza insieme alla vita sono affondate, annegate…perse negli abissi.

Ho chiesto al mare di continuare a raccontare per me le mille storie che arrivano dai fondali, dal cielo, dall’arenile perché, si sa, i poeti e gli scrittori certe volte perdono le parole…

Sono distratti, dispersi, distanti, amanti…

E il mare continua a cantare per me, per noi, a ritmo della vita…

Marinella Tumino© — presso Punta Secca.

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Complicità

Sguardi di intesa,
Complicità che attraversano l’anima e vanno oltre l’oltre…
Parlano la lingua delle emozioni
Si insinuano tra le pieghe del cuore
Si nutrono di irruenta, reciproca passione…
Marinella Tumino@

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