BRIGERTON: UNA STORYLINE CONVINCENTE

Bridgerton è la serie tv Netflix tratta dalla saga dei romanzi di Julia Quinn. E’ una serie in costume, composta da 8 episodi e con costruzioni narrative complesse con le quali affronta tematiche profonde come la femminilità, il suo essere nel mondo, il rapporto uomo/donna, il sesso e le gioie (?) coniugali. Racconto delizioso e ben scritto, una narrazione ben ritmata e divertente capace di non annoiare che intreccia amore, intrighi, segreti dell’alta società londinese.

Siamo a inizio 1800, nell’età dell’oro, sotto il regno di Giorgio III in cui l’Alta Società inglese è un mondo lezioso fondato su pranzi, concerti, sontuose scene di ballo e eventi di facciata e soprattutto matrimoni. L’obiettivo finale di ogni singolo componente della borghesia inglese è, infatti, il matrimonio, unione in genere di convenienza. Protagonista dunque è l’alta società londinese con tutte le sue luci e le sue ombre che nel periodo più atteso dell’anno, detto la “stagione”, può esibire il suo sfarzo più sfrenato e osservare come avvoltoi voraci l’ormai usuale “rito di accoppiamento”, fatto di feste, abiti e balli, all’insegna dell’etichetta e del buon costume. La prova che consacrerà una sola fanciulla, che verrà eletta reginetta della stagione e, quindi, il trofeo più ambito e desiderabile dell’anno, è la sfilata davanti alla regina Carlotta. Soltanto la dama più elegante, delicata e graziosa riceverà la benedizione della regnante. In questa 1^ serie lo sguardo si concentra su Daphne (Phoebe Dynevor,) la figlia femmina più grande della famiglia Bridgerton, pronta a debuttare in società. È luminosa, elegante, il suo portamento è impeccabile. “Impeccabile” è per la regina Carlotta, che la acclama la fanciulla più desiderabile di tutta Londra. Il tutto è reso ancor più stuzzicante dalla penna taglientissima della misteriosa Lady Whistledown, un’anonima scrittrice satirica che mette in scena un Gossip Girl ottocentesco sul suo pamphlet con tutti i pettegolezzi, le dicerie e i segreti più intimi dell’aristocrazia, condizionando l’opinione pubblica e dettando le regole della società stessa.
Daphne è bellissima, un diamante, così viene definita dalla Regina e da Lady Whistledown, tuttavia nessun corteggiatore pare essere interessato a lei. La giovane è piena di speranze, lei non vuole un matrimonio vuoto d’amore, non ha bisogno di sposare un uomo a caso, lei vuole innamorarsi, come era accaduto alla madre e al padre defunto e, così, per accrescere l’interesse degli altri giovani, si accorda con Simon Basset (Regé-Jean Page), affascinante e tenebroso Duca di Hastings che non vuole sposarsi e neppure avere figli. I due fingono di fidanzarsi per poi innamorarsi davvero.

La storia narrata è ricca di colpi di scena, piena di sfumature e di risvolti impensabili che ne trasformano persino i toni del racconto. Nulla è scontato, anzi. La serie, nei suoi primi episodi, prende le tinte di una mondana fiaba sentimentale in cui, in apparenza, tutti i pezzi sono assolutamente al loro posto: due protagonisti che si amano, ma non vogliono ammetterlo, un gioco di punzecchi e rincorse l’un l’altro prima di arrivare al coronamento finale, personaggi di contorno che vogliono aiutare oppure ostacolare la tempesta d’amore che investe i due giovani. Tuttavia, proprio quando la narrazione raggiunge il suo climax, i toni mutano, la scrittura si fa più tragica, affiora la vera natura di alcuni personaggi, spuntano nuovi colpi di scena e qualche tocco d’introspezione ben collocato. Ed è da questo momento in poi che Bridgerton si trasforma in un “drama” sorprendente, in una simpatica celebrazione dell’amore, delle bugie, del peso del lignaggio, dell’abbandono, della lotta di classe e del ruolo della donna in una società che vuole foggiare una femminilità che cerca in qualche modo di emanciparsi.

La serie presenta una boccata d’aria fresca che rende originale e interessante la rappresentazione di questo periodo storico perché, nonostante la storia narrata sia perfettamente adeguata agli standard del romanticismo Regency e del dramma sociale, il periodo storico che viene riprodotto presenta degli elementi bizzarri e fantastici, tra tutti spicca  la presenza delle persone nere, inserite in modo egualitario all’interno della società e a tutti i livelli della classe sociale.
Si fa un solo veloce cenno a questa diversificazione, lontana dalla vera cornice storica dell’epoca,  quando si racconta la storia della regina (nera) che rubò il cuore al re (bianco) portando meccanicamente a un riconoscimento istantaneo di tutta la comunità afro inglese. 

Casting azzeccatissimo che permette di coinvolgere lo spettatore puntata dopo puntata.

Bridgerton è una serie leggera, ma non scadente; presenta una grande cura per i dettagli, non è né volgare né di basso livello culturale, può piacere o meno. A mio modesto parere, ha raggiunto l’obiettivo che qualsiasi prodotto televisivo e cinematografico dovrebbe perseguire: intrattenere lo spettatore.

DA VEDERE: ««««¶

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