Ad memoriam: il 31 marzo 1945 moriva Anne Frank…

31 marzo 1945: sono trascorsi 76 anni da quel giorno, nefasto indubbiamente, ma uguale a tanti altri precedenti che hanno caratterizzato l’Europa durante il regime nazista con le violenze di massa e il pianificato sterminio di Ebrei (e non solo!).
E, a proposito del 31 marzo 1945, il mio pensiero va alla giovane adolescente dispensatrice di speranza e ottimismo: Anne Frank.
Oggi ricorre l’anniversario della sua morte avvenuta quando aveva poco più di 15 anni.
Era stata costretta alla reclusione clandestina, dal luglio 1942 all’agosto 1944, nella soffitta di Prinsengracht n.263 sopra gli uffici della ditta di Otto Frank ad Amsterdam, assieme ai suoi genitori, alla sorella Margot, alla famiglia Van Daan e al dottor Dussel.
E’ grazie alle pagine del suo diario, destinate a segnare la nostra storia, che la giovane ha aperto una finestra sul mondo, regalando a noi osservatori e lettori curiosi uno spaccato della sua vita da relegata (fra quelle quattro mura con le finestre oscurate!) ma densa di emozioni. E attraverso quelle pagine è possibile entrare nell’esistenza dell’adolescente, nelle sue fragilità, nelle sue speranze, nel suo desiderio che barcollava fra la voglia di fuggire e abbattere le distanze e quella di rimanere a proteggersi.Nelle pagine del suo diario dialoga con il suo Io più profondo narrandogli le piccole scoperte inerenti il suo mondo interiore e anche le novità sulla realtà esterna.
Anne si raccontava delle storie, immaginava, sognava, creava. La parola ha così sorretto la ragazzina, la parola pronunciata con difficoltà, scritta con stile delicato, a momenti affrettato, le ha regalato la forza di andare avanti, nonostante fosse sommersa da orrore, incubi, sussurri e vivesse trascinando i piedi scalzi sul pavimento all’interno di spazi limitatissimi. E’ la forza della scrittura che è in grado di dilatare il tempo e di fissarlo, immortalando attimi, idee, riflessioni.


Anne viene colpita dal tifo e muore qualche giorno dopo la sorella Margot nel campo di Bergen Belsen. La loro è una morte vacua e priva di racconti, se non di scarne ed effimere testimonianze. I corpi, ritrovati esanimi dalle compagne, furono teneramente avvolti in una coperta e portati in una fossa comune, sepolti in un prato desolato e deserto.
Ma la vita di Anne si distingue di gran lunga dalla sua morte: la prima del tutto autentica e originale, mentre la seconda, nello sterminio pianificato dei nazisti, risulta totalmente uguale a quella di migliaia di altre. La storia di Anne è singolare perché ci ha fatto dono della speranza, di felicità e gioia di vivere di cui lei ha gustato ben poco, seppur abbia riempito, parlandone, pagine e pagine d’inchiostro. E proprio quelle pagine, oggi più che mai, interpellano tutti noi e ci chiedono di riflettere, di continuare a sperare, di resistere. Sì, proprio così, resistere!!!
“La ricchezza, la bellezza, tutto si può perdere, ma la gioia che hai nel cuore può essere soltanto offuscata: per tutta la vita tornerà a renderti felice. Prova, una volta che ti senti solo e infelice o di cattivo umore, a guardare fuori quando il tempo è così bello. Non le case e i tetti, ma il cielo. Finché potrai guardare il cielo senza timori, saprai di essere puro dentro e che tornerai a essere felice.” (1 agosto 1944, ultimo brano tratto dal Diario di Anne Frank)

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