Racconto tratto da TRAME D’INCHIOSTRO-Racconti e Oltre, Kimerik Edizioni
Batuffolo mio, ti scrivo come sono solita fare da anni, da quando ho appreso della tua esistenza e hai cominciato a crescere dentro di me. Ti parlavo già da prima che tu vedessi la luce, mentre ti concedevi quella lunga vacanza nella bambagia intrauterina. Spessissimo, specie quando non mi sentivo in forma e le mie ansie aumentavano, ti raccomandavo di venir fuori sano e ti accarezzavo dolcemente, impaziente di averti tra le mie braccia.
Ti anticipavo della qualità e della quantità del
mio amore, ti raccontavo delle mie sensazioni, delle mie percezioni che nello
stato in cui mi trovavo venivano spesso amplificate, di ciò che provavo man
mano che il mio pancione cresceva o quando si muoveva, perché tu scalciavi,
assumendo le forme più strane.
Ti raccontavo di questa donna, descrivendotela nei
minimi particolari, soffermandomi su pregi e difetti, in modo che tu prendessi
nota, assimilassi a modo tuo tutte quelle notizie che riguardavano quella che
sarebbe diventata la tua MAMMA.
Era un modo semplice e tenero per non farti trovare
bruscamente davanti ad una perfetta estranea. E mentre ti accarezzavo e
coccolavo, ti leggevo ad alta voce i miei libri, mettevo la
musica preferita perché anche tu l’amassi.
Da buona forchetta mangiavo di tutto, anche le cose più strane, perché
piacessero anche a te quando saresti stato in grado di mangiare e, dunque,
fossi abituato a tutto.
Mi chiedevo a chi avresti somigliato, quale sarebbe
stato il tuo carattere e, nell’attesa, preparavo per te l’accoglienza degna di
un re… ma, soprattutto, mi impegnavo solennemente ad essere una madre
perfetta.
Ho provato e provo ad essere una buona madre…non so
se sono riuscita nell’intento; anch’io ho sbagliato, ho ceduto e qualche volta
deluso. Ma non esistono “scuole per genitori”; spesso si va per
istinto, si sperimenta empiricamente, si formulano ipotesi, ci si pone delle
domande, rischiando di farsi tormentare dai dubbi e si sottopongono al setaccio
dell’esperienza per verificarne la validità.
Non si è mai certi del buon esito e allora o si riesce o si fallisce
e…si ritenta, se necessario, all’infinito. Più
di ogni cosa non sono mai andata “controcuore” e ti ho amato in
maniera incondizionata, senza limiti.
Potrei dirti che il tuo arrivo ha dato un senso alla mia vita, ma sarebbe
una bugia. Un “senso”, per quello che questa parola possa significare, la mia
esistenza ce lo ha sempre avuto (diversamente, credo che non ti avrei neanche
messo al mondo).
Ti dicevo delle mie paure, appunto, e ti sussurravo
spesso di non aver fretta. Ma tu hai avuto fretta…non ce la facevi più a star
rinchiuso in quella “culla”.
Eri talmente curioso che alla 32esima settimana hai
pensato bene di venire al mondo e da quel momento sono iniziate le
preoccupazioni, le ansie e i patemi d’animo…
Per fortuna non eravamo soli! C’erano papà e il tuo fratellino e con la
loro forza, ciascuno a suo modo, ci hanno sostenuto in ogni occasione e
aiutato a superare i noti
ostacoli.
Insieme abbiamo lottato, pianto, sperato, gioito… e
insieme siamo cresciuti.
Seguirti nelle difficoltà non è stato semplice per nessuno, ma ne siamo
usciti stupendamente fortificati. Ne siamo usciti vincitori!
E’
proprio vero che un frugoletto scandiva il mio tempo, i miei passi, i miei
bisogni, assicurandosi il beneficio della priorità. Uno stato di asservito che
mi ha resa davvero felice.
Che
gioia, dunque, stringerti nel mio abbraccio! Che gratificazione vedere il tuo
sguardo fissarmi come a voler imprimere il mio volto nella tua mente! Che
soddisfazione poterti allattare, come se la mia essenza si fondesse con la tua
in una effusione di latte e amore! Che piacere sentire la delicatezza delle tue
piccole mani che esploravano carezzevolmente il mio viso. E che dire delle tue
risate, delle tue scoperte, dei primi passi, delle prime parole? Che tristezza,
invece, vederti piangere dal momento che non eri un piagnucolone…eri un
batuffolo tranquillo, non piangevi quasi mai, eri appagato, sereno…profumavi
d’amore, sebbene la prematurità avesse causato delle difficoltà poco simpatiche
ed io dovevo essere forte per te…
Noi tutti dovevamo essere forti per te!
L’intensità del dolore che provavi non la conoscerò mai perché eri
piccolissimo e in grado di comunicare il tuo malessere solo col pianto.
Nonostante pesassi una piuma, eri in grado di sentire e provare emozioni, di
soffrire proprio come un adulto. Non sempre, però, sono riuscita a gestire e ad
affrontare i momenti negativi; il sole si rabbuiava anche in assenza di nuvole
e crollavo come un sacco vuoto…
A
piccoli passi, avvolti nella speranza, abbiamo fatto tante conquiste e hai
superato ogni difficoltà come un cervo le siepi e i cento altri ostacoli che ne
sbarrano il sentiero.
Ricordo un giorno: avevi tre anni e, all’improvviso,
mi hai chiesto: “Mamma ma la terra come fa a galleggiare nell’universo?”.
E da allora si è aperto il mondo delle curiosità a cui ho provato sempre a dare
una risposta, una spiegazione…cosa non del tutto facile.
Le tue curiosità andavano soddisfatte ma con
delicatezza senza girarci troppo attorno…
Si paga un prezzo davvero alto nel crescere un figlio; un prezzo di
responsabilità grevissime e di libertà letteralmente immolate. Ma in tutto
quello che ho fatto per te e con te ci ho messo il cuore.
Penso che, se tornassi indietro, rifarei le stesse cose e, probabilmente,
ne aggiungerei delle altre.
Posso comunque dirti che da quando sei con me, ho acquisito una forza tutta
nuova, la più poderosa, e che senza di te probabilmente non l’avrei conosciuta
e avrei anche rinunciato alla parte più ancestrale dei miei istinti, in un
certo senso la parte più autentica.
Adesso più che mai so con certezza che combatterò contro il mondo e contro
me stessa per lasciarti libero di essere chi sei oppure per aiutarti a
somigliare il più possibile alla persona che penserai di essere. Sappi, però,
che per nessun motivo al mondo dovrai mai dubitare del mio amore. Certo questo
non basterà per renderti un uomo felice, ma è il meglio che io possa fare per
te e mi illudo che sarai in grado di capirlo, prima o poi.
Il mio
augurio, quello carico dell’immenso amore per te, è che tu possa apprezzare e
godere sempre e con infinita umiltà anche delle piccole cose che la
quotidianità ti offre e di vivere pienamente dell’amore e dei valori che ho
provato a trasmetterti con la speranza che tu riesca a farne buon uso. Io
continuerò a seguirti e starti accanto in punta di piedi…e a piccoli passi…
Non so ancora se leggerai i fiumi di parole che ho
versato in tutti questi anni su carta, compresa questa, ma, chissà, forse un giorno
lo farai…!
Ti lascio con il mio abbraccio ma anche con un passo
di Erna Bombeck
che a me piace molto…
I figli sono come gli aquiloni
I figli sono come gli aquiloni,
passi la vita a cercare di farli alzare da terra
Corri e corri con loro
fino a restare tutti e due senza fiato…
Come gli aquiloni, essi finiscono a terra…
e tu rappezzi e conforti, aggiusti e insegni.
Li vedi sollevarsi nel vento e li rassicuri
che presto impareranno a volare.
Infine sono in aria:
gli ci vuole più spago e tu seguiti a darne.
E a ogni metro di corda
che sfugge dalla tua mano
il cuore ti si riempie di gioia
e di tristezza insieme.
Giorno dopo giorno
l’aquilone si allontana sempre più
e tu senti che non passerà molto tempo
prima che quella bella creatura
spezzi il filo che vi unisce e si innalzi,
come è giusto che sia, libera e sola.
Allora soltanto saprai
di avere assolto il tuo compito.
Con tutto
l’amore che posso
La tua mamma

